Caduta in bicicletta e responsabilità del Comune

Un uomo che stava percorrendo con la sua bicicletta la strada di un centro storico siciliano finisce con la ruota nella feritoia di un tombino; l’uomo perde l’equilibrio, cade a terra e subisce delle lesioni.

In questo caso si può configurare una responsabilità del Comune?

Secondo quest’ultimo, la risposta deve essere negativa, in quanto la strada non disponeva di una pista ciclabile e perché il tombino era grande, ben visibile e peraltro conosciuto dal ciclista, che abitava nei pressi.

Al contrario, secondo l’ordinanza n.12988/24 della Corte di Cassazione, la risposta è positiva e quindi il ciclista deve essere risarcito.

La Cassazione ha infatti confermato la sentenza di appello, secondo la quale “la collocazione della caditoia al di sotto del livello del manto stradale l’ha indubbiamente resa assai poco visibile e la posizione della griglie di scolo, disposte in senso longitudinale, anziché perpendicolare, rispetto alla direzione di marcia, ne ha certamente aggravato la pericolosità, che, non risultando opportunamente segnalata, ha determinato la caduta del ciclista”.

La Corte ha dunque evidenziato:

  • la scarsa visibilità del tombino;
  • la posizione delle griglie, disposte in senso longitudinale rispetto alla direzione di marcia;
  • l’assenza di una qualsivoglia segnalazione della pericolosità.

In una situazione di questo tipo, per evitare la condanna al risarcimento dei danni, il Comune avrebbe dovuto dimostrare che il sinistro era stata provocato da un caso fortuito oppure dalla condotta negligente ed imprudente del ciclista. Poiché tale prova non è stata offerta, il Comune, come detto, è stato condannato a risarcire i danni al ciclista.

Avv. Mauro Sbaraglia

Foto di Rajan Ayyappan su Unsplash