Incidente stradale provocato da animali

Talvolta, capita anche nelle strade delle nostre città di imbattersi in animali (cani, cinghiali, ecc.), che ovviamente costituiscono un pericolo e che a volte provocano incidenti.

Al contrario, però, di quello che si potrebbe pensare, in questi casi non è affatto scontato ottenere un risarcimento del danno.

Qualche mese fa, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n.11107/23, si è occupata del caso di un automobilista, che aveva fatto causa alla “Regione Marche per ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla sua autovettura a seguito della collisione con un animale selvatico (cinghiale)”.

La Cassazione, nel confermare che, in questi casi, l’azione giudiziaria deve essere effettivamente promossa contro la Regione, ha affermato i seguenti principi:

  • per ottenere il risarcimento del danno, “non può ritenersi sufficiente […] la sola dimostrazione della presenza dell’animale sulla carreggiata e neanche che si sia verificato l’impatto tra l’animale ed il veicolo”;
  • infatti, Il soggetto danneggiato deve “provare che la condotta dell’animale sia stata la causa del danno” nonchè “di avere fatto tutto il possibile per evitare il danno”, allegando l’esatta dinamica del sinistro, in modo da dimostrare che egli aveva adottato ogni opportuna cautela e che la condotta dell’animale selvatico sia stata talmente imprevedibile ed irrazionale, che non sarebbe stato in alcun modo possibile evitare l’impatto;
  • e tale prova deve essere offerta tanto più, quando il sinistro si sia verificato “in aree in cui fosse segnalata o comunque nota la possibile presenza di animali selvatici”.

Dunque, in conclusione, chi rimane coinvolto in un incidente con un animale e voglia poi agire per ottenere il risarcimento dei danni deve essere sicuro di poter dimostrare l’esatta dinamica del sinistro e quindi, non solo la presenza dell’animale sulla strada, ma anche la condotta tenuta dall’animale stesso e ovviamente dall’automobilista.

Se non si hanno questi elementi, forse è meglio lasciar perdere, per evitare di subire, oltre al danno, la beffa della condanna al pagamento delle spese di soccombenza.

Avv. Mauro Sbaraglia

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