La nullità del piano finanziario 4 You

Qualche anno fa un cliente ebbe la sfortuna di investire del denaro nel piano finanziario, ormai tristemente noto a molti, denominato “4 You” (analogo a My Way, Visione Europa ecc.).

Dopo che il cliente si rese conto della reale natura dell’operazione, decidemmo di agire davanti al Tribunale di Roma per farla dichiarare inefficace e/o nulla.

Il Tribunale, ahimè, rigettò la nostra domanda.

Non condividendo affatto la motivazione della sentenza, decidemmo di impugnarla davanti alla Corte d’Appello di Roma; pochi giorni fa la Corte ha finalmente accolto il nostro appello, riformando completamente la pronuncia di primo grado.

La sentenza della Corte d’Appello, recependo gli orientamenti ormai consolidati della giurisprudenza della Cassazione, ha affermato che il contratto 4 You “non è meritevole di tutela ai sensi dell’articolo 1322 c.c., comma 2, perché si pone in contrasto con i principi desumibili dagli articoli 38 e 37 Cost., sulla tutela del risparmio e l’incentivo delle forme di previdenza anche privata, in quanto si fonda sullo sfruttamento, da parte degli operatori professionali, in potenziale conflitto d’interessi con il cliente, delle preoccupazioni previdenziali di quest’ultimo, mediante operazioni negoziali complesse di rischio e di unilaterale riattribuzione del proprio rischio d’impresa, in ordine alla gestione di fondi, in capo all’investitore (Cass., n. 26057/17)”.

In altre parole, questo piano finanziario crea un evidente ed irragionevole squilibrio tra la posizione del cliente (che paga un saggio di interesse significativo, senza alcuna concreta prospettiva di un ricevere un corrispondente lucro ed anzi assumendo un rischio consistente) e quella della Banca (che invece incassa gli interessi del mutuo e per di più colloca prodotti finanziari emessi da società collegate).

Si crea dunque uno squilibrio così grande e così irragionevole che la giurisprudenza, come detto, ha ritenuto non meritevole di tutela un’operazione di questo tipo.

La Corte d‘Appello ha dunque condannato la banca a restituire alla cliente quanto versato, oltre agli interessi maturati nel frattempo.

Avv. Mauro Sbaraglia